Le persone che si tengono anche solo moderatamente in forma man mano che gli anni passano potrebbero garantirsi una vita più lunga rispetto a coloro che restano completamente inattivi con l'avanzare dell'età.
Lo afferma un nuovo studio neozelandese, condotto su quasi 4.400 adulti sani.
Gli scienziati hanno scoperto che le persone che non svolgevano alcuna attività fisica (circa il 20% del totale) avevano il doppio delle probabilità di morire nei successivi nove anni rispetto agli individui anche solo un pò più attivi.
"I nostri risultati suggeriscono che uno stile di vita sedentario, più che le differenze nei fattori di rischio cardiovascolari o l'età, possa spiegare i tassi di mortalità doppi negli individui sedentari rispetto a quelli leggermente più attivi", dichiara la coordinatrice della ricerca, dottoressa Sandra Mandic, della University of Otago a Dunedin, Nuova Zelanda.
Gli studiosi ricordano che il minimo di attività fisica consigliata è di 30 minuti, corrispondente per esempio a una camminata veloce, cinque o più volte a settimana. Due terzi delle persone più sedentarie dello studio non facevano nemmeno questo, sottolinea la Mandic.
"Occorre mantenere un certo livello di fitness svolgendo regolarmente attività fisica", secondo la ricercatrice.
Lo studio, pubblicato da Medicine and Science in Sports and Exercise, ha incluso 4.384 donne e uomini di mezza età o anziani; all'inizio sono stati testati i loro livelli di fitness e, in base all'allenamento, i partecipanti sono stati divisi in cinque gruppi.
Il follow-up è durato dal 1986 al 2006. In questo periodo tutte le persone meno allenate (un quarto) sono morte, contro il 13% di quelle solo lievemente più in forma. Nel gruppo degli adulti più in forma, solo il 6% è deceduto nel corso dello studio.
25/08/09
Poco fitness al giorno allunga la vita
20/08/09
Come affrontare a tavola un fine agosto rovente
Il caldo, l'esposizione diretta alla luce solare, l'aumento della sudorazione, sono elementi potenzialmente dannosi, i cui effetti vanno tenuti sotto controllo specialmente in questi giorni in cui gli esperti hanno annunciato temperature, soprattutto nelle città, che andranno a toccare i 38 C°.
E' importante, quindi, assicurare il benessere globale del nostro organismo e godersi così vacanze serene e rilassanti o sopravvivere all'afa cittadina.
"L'idratazione è certamente un fattore di grande importanza. Bere molto è dunque il primo consiglio per un'alimentazione corretta" - spiega Andrea Poli del Nutrition Foundation Italy.
"Per quanto riguarda l'alimentazione, il consiglio principale è quello di scegliere cibi leggeri e sfiziosi, capaci di soddisfare l'appetito senza appesantire. E' bene dunque limitare gli alimenti troppo ricchi o troppo conditi, per lasciare spazio a verdure, frutta e pesce".
Il pesce è particolarmente utile per coloro che sono già rientrati dalle ferie e devono affrontare l'afa nelle città. Il salmone, è senza dubbio una delle specie più indicate nei periodi caldi, perchè ricco dei preziosi acidi grassi omega 3 'a lunga catena', di iodio e delle vitamine del gruppo B, D ed E.
Recenti studi scientifici dimostrano infatti che l'alto contenuto di iodio rappresenta un vero toccasana per la salute e per chi non si trova in vacanza al mare può godere dei suoi effetti benefici attraverso una dieta ricca di iodio presente in alcuni alimenti, quali stoccafisso, merluzzo, aringa, salmone o verdure come asparagi, carote, rape.
06/08/09
Dieta mediterranea e benessere
La percezione del livello di salute psico-fisica è strettamente correlata all’adesione alla dieta mediterranea.
Lo evidenzia uno studio spagnolo randomizzato e controllato, condotto su 3910 uomini e 4285 donne seguiti tra il 2000 e il 2005.
La scomposizione dei questionari di frequenza dei consumi alimentari ha permesso di valutare le diete dei soggetti allo studio e di categorizzarle in base al numero di fattori tipici della dieta mediterranea presenti in esse (livelli di assunzione di cereali, verdura, frutta, legumi, pesce, olio d’oliva, frutta secca e consumo moderato di vino).
La correlazione tra grado di benessere mentale percepito e livello di adesione alla dieta mediterranea è rimasta statisticamente significativa anche dopo correzione per alcuni fattori confondenti (età, fumo, IMC, consumo di alcol, livello di istruzione, grado di attività fisica nel tempo libero, presenza di malattie croniche) per entrambi i sessi.
Tuttavia l’associazione tra dieta e benessere fisico è risultata maggiore per gli uomini che per le donne, che in generale praticavano meno attività fisica ed avevano un grado di istruzione inferiore.
Secondo gli autori i benefici della dieta mediterranea, che hanno solide basi biologiche e che sono già ampiamente confermati da numerose evidenze epidemiologiche e cliniche, vanno almeno in parte attribuiti anche al contesto sociale e allo stile di vita ad essa associati, che a loro volta contribuiscono al senso di benessere.
04/08/09
In Italia cresce il numero dei bambini obesi
Ben quattro italiani su dieci (43%) risultano sovrappeso o addirittura obesi (11%), con una
netta prevalenza degli uomini rispetto alle donne. La Coldiretti, associazione dei coltivatori diretti, sottolinea che gli italiani in sovrappeso sono aumentati del 25 per cento negli ultimi 15 anni per un totale di oltre quattro milioni e sono più diffusi al sud mentre gli over 40 anni sono i più a rischio.
Se durante l'anno il 28% degli italiani conduce uno stile di vita sedentario, mentre solo il 10% mangia frutta cinque volte al giorno secondo le regole della sana alimentazione, in prossimità dell'estate si registra - precisa la Coldiretti - un aumento dell'esercizio fisico e dei consumi di prodotti come la frutta e la verdura particolarmente indicati per recuperare la forma fisica.
“La ripresa nei consumi è anche - continua la Coldiretti - favorita dalla grandi disponibilità e varietà di frutta offerta in questo periodo in Italia che e' leader europeo nella produzione per una quantità complessiva di 8,2 miliardi di chili, risultata in leggero calo del 3,1 per cento nel 2008”.
La crescente diffusione di casi di obesità e di sovrappeso interessano in media un terzo dei ragazzi tra i 6 e gli 11 anni secondo l'indagine 'OKkio alla Salute' condotta dall'Istituto Superiore di Sanità nel 2008.
“E' anche questo il risultato del fatto che - sottolinea la Coldiretti - un bambino su quattro non consuma ortofrutta a tavola almeno una volta al giorno con ben sette ragazzi su dieci che rifiutano quotidianamente la verdura.
Non si tratta solo di aspetto fisico poiché l'aumento di è un importante fattore di rischio per molte malattie come i problemi cardiocircolatori, il diabete, l'ipertensione, l'infarto e certi tipi di cancro, nei confronti delle quali la dieta mediterranea ha dimostrato scientificamente di essere particolarmente efficace nella
prevenzione”.
Effetto delle proteine e dei carboidrati sull'assunzione calorica e sul senso di sazietà
L’aumentata incidenza di obesità nelle società moderne viene spesso associata al consumo eccessivo dicarboidrati e di bevande zuccherate o dolci.
La loro assunzione comporterebbe un bilancio energetico positivo (per la minore capacità di queste “calorie liquide” di attivare i meccanismi della sazietà) e di conseguenza l’aumento del peso corporeo.
D’altra parte è ormai dimostrato come le diete ricche in proteine abbiano un potere saziante maggiore rispetto a diete ricche incarboidrati.
In questo studio controllato, sono stati valutati il senso di sazietà postprandiale e l’apporto energetico al pasto successivo (4 ore più tardi) in 34 soggetti sovrappeso, che hanno consumato in due tempi diversi due prime colazioni isocaloriche, una che comprendeva 600 ml di latte scremato e l’altra che comprendeva lo stesso volume di succo di frutta.
Il consumo di latte, e quindi di una maggiore quota proteica, ha comportato un maggiore senso di sazietà nelle 4 ore successive alla colazione, ed un ridotto apporto energetico con il pranzo rispetto al consumo di bevanda alla frutta.
I risultati dimostrano quindi che sostituire un succo di frutta con del latte scremato a colazione può influenzare favorevolmente l’intake energetico complessivo della giornata, nei soggetti sovrappeso.
Allarme diabete nei bambini: +70% entro il 2020
Un gruppo di ricercatori irlandesi dell’Università di Belfast, guidati dal dottor Chris
Pattersen, ha lanciato l’allarme: l’incidenza del diabete di tipo 1 nei bambini europei sotto i
cinque anni d’età è destinata ad aumentare drasticamente entro il 2020.
Per i bambini sotto
i 15 anni, si prevede un aumento di casi di circa il 70%.
Sono stati esaminati i dati di oltre 29mila pazienti diabetici appartenenti a 17 Stati europei
in un periodo che va dal 1989 al 2003.
I risultati, pubblicati sulla rivista "The Lancet",
mettono in evidenza come in questi anni i nuovi casi di diabete diagnosticati siano
aumentati di una media del 3,9% all’anno, con una prevalenza di casi nei bambini sotto i
cinque anni che si attesta intorno al 5,4%.
Il diabete di tipo 1 può esordire, infatti, anche in età pediatrica ed è caratterizzata dalla
necessità di cure e di controlli intensivi.
È dovuto a una carenza insulinica, al contrario del
più diffuso diabete di tipo 2 dovuto in genere a obesità o vecchiaia.
Gli scienziati prevedono
che, al ritmo attuale, nel 2020 ci saranno solo in Europa circa 160mila adolescenti affetti da
diabete di tipo 1 contro i 94mila accertati nel 2005.
Secondo i dati diffusi dalla European
Association for the Study of Diabetes, questa malattia uccide nel mondo una persona ogni
dieci secondi. La causa, dunque, non può essere unicamente genetica, ma anche lo stile di
vita può influire significativamente.