18/11/09

Cuore a rischio se vitamina D carente

Il latte si sa, fa bene alle ossa. Ora però un nuovo studio dell'Institute Intermountain Medical Center di Salt Lake City suggerisce che la vitamina D contribuisce ad avere un cuore forte e sano, e che inadeguati livelli possono far significativamente aumentare il rischio di ictus e malattie cardiache.
Per più di un anno i ricercatori hanno osservato 27.686 pazienti di 50 anni o più, con nessuna precedente storia di malattie cardiovascolari. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi in base ai loro livelli di vitamina D: normale (più di 30 nanogrammi per millilitro), basso (!5-30 nanogrammi/ml) o molto basso (meno di 15 nanogrammi/ml). Lo studio ha dimostrato che nei pazienti con livelli molto bassi di vitamina D aumentava del 77% le probabilità di morte, del 45% le probabilità di sviluppare malattie coronariche, del 78% delle probabilità di avere un ictus rispetto a pazienti con livelli normali.
Inoltre i pazienti con livelli molto bassi di vitamina D avevano anche due volte più probabilità di sviluppare una insufficienza cardiaca rispetto a quelli con un normale livello di vitamina D.
I risultati della ricerca saranno presentati oggi a Orlando in Florida all'American Heart Association's Scientific Conference.
"Questo è uno studio unico perchè l'associazione tra la carenza di vitamina D e le malattie cardiovascolari non è stata consolidata", spiega Brent Muhlestein, direttore della ricerca cardiovascolare dell'Institute Intermountain Medical Center e uno degli autori dello studio.
"Le sue conclusioni potrebbero prevenire le malattie e fornire un trattamento per aiutano a salvare vite umane". E' già stato dimostrato in passato che la vitamina D è coinvolta nella regolazione del corpo di calcio, nel rafforzamento delle ossa, e, di conseguenza, la sua carenza è associata a disturbi muscolo-scheletrici. Recentemente si è invece dimostrato la associazione tra la vitamina D e la regolazione di molte altre funzioni corporee tra cui la pressione arteriosa, il controllo del glucosio e delle infiammazioni, tutti importanti fattori di rischio legati alla malattia di cuore.
Da questi risultati, gli scienziati hanno ipotizzato che la carenza di vitamina D può anche essere collegata alla malattia del cuore stesso. Il dottor Muhlestein sottolinea anche che un gruppo di pazienti dello Utah ha fornito valide indicazioni: "Nello Utah vi è un basso uso di tabacco e alcol, per questo siamo stati in grado di restringere il campo sugli effetti della vitamina D sul sistema cardiovascolare".
I risultati sono stati piuttosto sorprendenti e importanti, continua Heidi May, epidemiologo, altro autore dello studio.
"Siamo giunti alla conclusione che tra i pazienti con 50 anni di età o più anziani, anche una moderata carenza di vitamina D è stata associata con lo sviluppo di malattia coronarica, insufficienza cardiaca, ictus, e morte". "Questo - aggiunge - è importante perchè la carenza di vitamina D è facilmente curabile". Ovviamente lo studio, di sola osservazione, non garantisce la certezza di un collegamento tra vitamina D e le malattie di cuore, però getta le basi per ulteriori studi.
"Riteniamo che i risultati sono abbastanza importanti da giustificare sperimentazioni cliniche - conclude il dottor Muhlestein - per determinare con certezza quello che abbiamo scoperto".

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