Roma - Nel 2015 gli obesi adulti in Italia saranno 28 milioni, aumentando del 40%, mentre per i bambini sara' una vera "epidemia", con un aumento di obesi del 200%.
E' l'allarme lanciato da Michele Carruba, Direttore del Centro Studi e Ricerche sull'Obesita' dell'Universita' di Milano, nell'ambito del convegno "Il costo sociale degli stili di vita" che si e' svolto oggi al Sanit.
"Gli individui adulti in Italia che sono in soprappeso - ha ricordato Carruba - sono 16 milioni, a cui vanno aggiunte 4 milioni di persone obese con evidenti aggravi sul costo sostenuto dallo Stato per garantire la loro salute.
Questo altissimo numero di malati incide sul servizio sanitario nazionale per ben 22,8 miliardi di euro (dato del 2005). Ogni singola persona in sovrappeso costa allo stato 878 euro ogni anno, gli obesi 1653 euro, i gravemente obesi 2220 euro".
E' la cultura del Paese, sottolinea il nutrizionista, che deve cambiare.
"Finche' il singolo non si rendera' conto che l'obesita' e' un problema medico anziche' estetico non si si riuscira' mai a diminuire l'incidenza di questa malattia del benessere".
Un fenomeno contro il quale Federalimentare promette di proseguire nel suo impegno, come ha sottolineato, sempre al Sanit, il Direttore Generale Daniele Rossi, che ha ricordato la promozione di una Piattaforma Nazionale su dieta, attivita' fisica e salute.
Che prevede, tra le altre cose, la promozione presso le Aziende associate dello sviluppo di una gamma di prodotti alimentari con diverso contenuto energetico e nutrizionale e di avvio della progressiva riduzione delle porzioni nei propri prodotti; l'adozione sulle confezioni di tutti i prodotti destinati ai consumatori finali della "etichettatura nutrizionale"; la riduzione dei contenuti di acidi grassi trans derivanti da processi di lavorazione, secondo quanto raccomandato dall'OMS; il monitoraggio della conformita' dei messaggi pubblicitari ed adozione dei codici di autodisciplina; l'eliminazione di alcuni prodotti dai distributori automatici nelle scuole dell'obbligo; una campagna responsabile sulle bevande alcoliche, con particolare riguardo alla donne in gravidanza e alla guida responsabile dei veicoli.
"Numerose - ha ribadito il direttore di Federalimentare - sono le iniziative volontarie messe in atto da parte dell'intero sistema associativo di Federalimentare quale contributo responsabile alla prevenzione dell'obesita' ed al consumo consapevole dei prodotti alimentari in un'ottica antiproibizionistica e favorevole ai meccanismi di autoregolazione e competenza individuale", dalla riduzione di grassi e di sale nell'industria delle carni all'etichettatura nutrizionale, fino al monitoraggio della conformita' dei messaggi pubblicitari e all'organizzazione del "Mese del consumatore informato" in occasione di "Apertamente.
L'Industria alimentare apre le porte al pubblico", nel mese di novembre 2008, con visita alle aziende sul territorio nazionale. "I risultati ottenuti - ha commentato Daniele Rossi - testimoniano l'efficacia di iniziative volontarie frutto del buonsenso e della collaborazione con le Istituzioni anziche' di una logica solo proibizionistica.
Negli anni l'industria alimentare italiana ha sempre dimostrato attenzione alla sicurezza e alla qualita' dei propri prodotti, non solo i piu' apprezzati ed imitati nel mondo ma anche quelli che tengono in maggior considerazione la salute dei consumatori, in un ambito di valorizzazione della dieta mediterranea, oggetto oramai di valutazione persino da parte dell'Unesco.
A Novembre faremo il punto della situazione ad un anno dalla costituzione della Piattaforma unitamente a Altroconsumo, Federconsumatori e Unione Nazionale Consumatori".
26/06/08
Entro 2015 metà italiani grassi, allarme bambini
25/06/08
Una dieta salutare allunga la vita
Mangiare sano allunga la vita: non è un vecchio consiglio della nonna ma la conclusione definitiva di uno studio che ha messo a confronto gli effetti sulla salute e la longevità di dieta mediterranea e dieta statunitense.
Gli scienziati della Harvard University hanno studiato le abitudini alimentari di oltre 72000 donne che sono state seguite dal 1984 al 2002.
Alle volontarie veniva proposto, ogni 2 e ogni 4 anni, un questionario finalizzato a valutare il tipo di regime alimentare seguito regolarmente e altre abitudini come fumo, sedentarietà, utilizzo di vitamine e altri fattori-chiave dello stile di vita.
Nel corso dei 18 anni di follow-up, 6.011 donne sono decedute e, secondo quanto scoperto dai ricercatori americani, un quinto delle donne che erano abituate a mangiare meglio e di meno erano anche meno esposte al rischio di morire per ogni causa, soprattutto per quelle legate a problemi cardiovascolari.
Le donne che erano solite seguire una dieta ricca di carne rossa, grassi, zuccheri raffinati avevano, invece, un 22% di probabilità in più di morire a causa di un infarto o un ictus e il 16% di rischio in più di morire a seguito di un cancro.
L’effetto positivo o negativo delle a dieta era indipendente da altri fattori di rischio legati allo stile di vita.
Christin Heidemann, coordinatrice dello studio, ha sottolineato sulla rivista scientifica Circulation, che la dieta per la longevità è ricca di pesce, carne bianca, frutta e ortaggi, legumi e grano integrale, mentre è bene evitare di eccedere con fritti, carne rossa, zuccheri complessi e grassi.
“La nostra ricerca non dimostra un legame diretto tra alcuni cibi e rischio cardiovascolare, ma conferma un collegamento tra i tipi di alimenti assunti regolarmente e il rischio di ammalarsi in generale”, ha concluso la ricercatrice.